Quale Dio dopo Auschwitz?

Ancora una prospettiva problematica, non di secondo piano. Quale Dio ha potuto permettere Auschwitz?

Che l'esperienza di Auschwitz abbia rappresentato una svolta epocale costringendo il pensiero a svolte radicali è un'opinione diffusa. Taluni si sono chiesti se ad Auschwitz non fosse definitivamente morta l'antica virtù cristiana della carità.

Ma in che senso si tratta di uno spartiacque fra epoche o, per dirla con Jonas, fra eoni, pari ad un ciclo temporale del cosmo? In questo senso Auschwitz rappresenterebbe un evento cosmico-storico in quanto chiude un ciclo della storia dell'uomo e del mondo per aprirne uno nuovo.

C'è una domanda che sorge angosciosa: quale Dio ha potuto permettere ciò? Chi ha vissuto Auschwitz ci interroga come nel famoso brano tratto da La notte di Elie Wiesel.


Perché Auschwitz chiama in causa Dio, non per annunciarne la sua morte – come il folle nietzschiano – ma per ripensare radicalmente un concetto ereditato da una tradizione bimillenaria, filosofica e religiosa che deve essere rivisto di fronte all'urto di un evento che non è più soltanto un fatto. Hans Jonas si è messo alla prova e in questo breve brano ci propone una revisione del nostro pensare Dio, del concetto stesso del divino.