HomeIndice generale FontiFonti antiche fino al '200
 
Molte fonti medioevali contengono riferimenti all’area locale. Tra le opere più antiche fino al ‘200, segnaliamo: 
 
Annales patavini, ed. A. Bonardi, R.I.S., VIII/2, Città di Castello 1905, si tratta delle redazioni, relative agli anni 1174-1338, contenute nei codici parmense, muratoriano, zabarelliano e ambrosiano. Similmente la compilazione: 
Liber regiminum Padue, ed. A. Bonardi, RIS, n. ed., VIII/1, Città di Castello, 1903, p. 267-376., dal rozzo criterio compositivo che accumula fatti tratti da più fonti senza selezione critica. 
Si tratta di redazioni anonime che si ispirano ad un canovaccio comune che si articola nel modulo cronachistico che registra  i massimi magistrati cittadini e i corrispondenti fatti notevoli occorsi.  
 
Scritte a non molti anni di distanza, nel medesimo milieu padovano, sono la Cronica  di Rolandino e l’anonimo Chronicon. 
La cronaca del notaio padovano Rolandino si occupa dell’arco temporale compreso tra il 1200 e il 1260 e tratta in particolare di quella forma di dominazione regionale che fu la signoria di Ezzelino da Romano nel ventennio 1236-1256. Il testo contiene anche alcuni riferimenti al nostro territorio come nel racconto dell’incursione che il famigerato Ezzelino compì nel territorio di Este e Baone distruggendo ogni cosa: 
Rolandini Patavini Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane (a. 1200-1260), ed. di A. Bonardi, Città di Castello 1905-07 (Rerum Italicarum scriptores, 8). 
Il testo del notaio padovano viene tradotto in italiano da Flavio Fiorese: 
Rolandino, Vita e morte di Ezzelino da Romano, a cura di F. Fiorese, Milano, Fondazione Lorenzo Valla — Mondadori, 2004. 
La Cronaca  di Rolandino prende avvio dalla descrizione delle più importanti famiglie della Marcha trevigiana, che allora comprendeva quasi tutto il Veneto e aveva al suo centro la città di Padova. Il racconto si snoda su due livelli che spesso si intrecciano. Da un lato, lo storico padovano ricostruisce annalisticamente le vicende della sua città (indicando i diversi podestà, le guerre intraprese, ed elencando le decisioni politiche più importanti), mentre , dall’altro, espone anche il racconto delle imprese di Ezzelino — l’insaciabilis basiliscus, com’egli lo chiama — nell’ambito delle vicende della politica ghibellina in Italia.  
All’inizio del XIII secolo il territorio del Veneto viene scosso dalla rivalità tra le due famiglie dei da Romano e dei Camposampiero che trae origine — secondo un modello che rinvia all’Iliade omerica — da una contesa per una donna. Sullo sfondo di questi fatti, Rolandino trasforma l’immagine di Ezzelino in una figura diabolica, riscattato in parte dalla tragica morte, e che diviene occasione di una riflessione di taglio morale animate dalla nostalgia per le bone werre dei tempi passati della antica cavalleria. 
 
Nell’ambito delle cronache ezzeliniane, si deve citare anche il Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardiae, così indicata dall’editore scientifico Botteghi, mentre il Jaffé precedentemente l’aveva indicata come Annales S. Iustinae Patavini. Attribuita ad un Monacus Padoanus, e quindi  di clima non cittadino ma monastico. Il testo si occupa  del periodo compreso tra gli anni 1207-1270.  
Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardiae, a cura di L.A. Botteghi, R.I.S.2, VIII, III), Città di Castello 1916. 
 
Ma l’opera storica più compiuta del Duecento è scritta da un notaio vicentino contemporaneo degli avvenimenti (si arresta con l’anno 1237) e di fede ghibellina, legato ai Da Romano: 
Gerardi Maurisii Cronica dominorum Ecelini et Alberici fratrum de Romano, a cura di G. Soranzo, in R.I.S., VIII, IV, Città di Castello 1914, che ora si può leggere nella accurata traduzione di F. Forese, Cronaca Ezzeliniana (anni 1183-1217), Prefazione di G. Arnaldi, Vicenza 1986 (Testi inediti o rari, 4).