HomeIndice generale FontiFonti antiche del '300
 
Nel Trecento ancora un notaio, Albertino Mussato, scelse di raccontare gli eventi di cui fu protagonista o testimone secondo l’”uso degli antichi”. Scrisse opere in versi e in prosa  ispirandosi alle forme classiche della storiografia: 
Mussato A., De gestis Heinrici VII Cesaris (ribattezzato Historia Augusta nell’edizione del 1636);  
De Gestis Italicorum post Heinricum VII Cesarem;  
Ludovicus Bavarus, tutte in RIS, X, Milano 1727. Da ricordare anche la tragedia Ecerinis di netta impronta antiscaligera che gli valse la solenne incoronazione poetica il 3 dicembre del 1315. 
Figura prestigiosa il Mussato  fu anche intellettuale e rappresentante di rango del preumanesimo padovano, dalla coscienza politica e culturale superiore. Per le opere storiche, oltre l’edizione veneta, editio princeps  del 1636, l’opera fu edita dal Muratori nel 1727. Si veda anche: 
L. P.[adrin], Il principato di Giacomo da Carrara primo signore di Padova. Narrazione scelta dalle Storie inedite di Albertino Mussato, Nozze Squarcina-Rossi, Padova 1891. 
Sette libri inediti del “De gestis Italicorum post Henricum VII” di Albertino Mussato, 1. Ed. diplomatica a cura di L. Padrin, Venezia 1903. 
Dazzi M. T.,  Il Mussato storico, “Archivio Veneto”, s. V, 6 (1929), p. 357-471. 
 
Dela donason de Pava fatta a Cangrande, volgarizzamento di Lazzaro de’ Malrotondi del De Traditione Padue ad Canem Grandem anno MCCCXXVIII mense septembris et causis precedentibus di Albertino Mussato, a cura di Aulo Donadello, Padova, Il Poligrafo, 2008. 
Poco prima di spegnersi, in esilio, a Chioggia nel 1329, Albertino Mussato dedicò le sue ultime forze alla stesura del De traditione Padue ad Canem Grandem, un'operetta storica in cui ripercorreva gli eventi che, nel triennio tra il 1325 e i11328, avevano portato Marsilio da Carrara a consegnare proditoriamente la città di Padova al suo nemico storico, Cangrande della Scala, signore dl Verona. A più di settant'anni di distanza, nel 1400, Lazzaro de' Malrotondi da Conegliano, professore di grammatica e maestro dei figli di Francesco Novello da Carrara, tradusse il testo in volgare padovano, probabilmente proprio con un intento didattico.  
 
Giovanni Da Nono, De generatione aliquorum Civium urbis Padue tam nobilium quam ignobilium, Ms 1861/II della Biblioteca Civica di Padova (anche 1239/XXIX *Bortolami) una scrittura d’argomento genealogico che racconta le vicende delle più illustri famiglie, un genere fortunato nell’ambiente padovano,  e che riferisce, tra l’altro, del conte Alberto da Baone che impiantò nuovi vitigni nelle sue proprietà collinari (di Baone, appunto) dando avvio alla grande vicenda della viticoltura nel “Pedevenda” medievale. Della Cronaca di Giovanni Da Nono si occupa oggi il  
Fabris G., Cronache e cronisti padovani, Cittadella 1977, p. 35-172. 
L’opera costituisce la terza parte di una probabile trilogia dedicata alla storia di Padova che inizia con il De edificatione urbis Patholomie, una raccolta di leggende all’epoca accreditate come storia, relative alla mitica città euganea; prosegue con le Visio Egidij regis Patavie, genere letterario delle lodi di città, in cui l’autore descrive lo stato in cui si trovava la città nella sua epoca e, per concludere, il De generatione. A queste opere attinsero a piene mani i cronisti e gli storiografi successivi tra i quali ricordiamo lo Scardeone, l’Orsato, il Portenari fino al Gloria. 
 
Prende avvio con la dominazione di Ezzelino e si conclude con l’anno 1358, una cronaca del giudice Guglielmo Cortusi: 
Guillielmi De Cortusiis Cronica del novitatibus Padue et Lombardie, (1237-1358), a cura di B. Pagnin, R.I.S.2, XII, I, Bologna 1941. La cronaca segue le turbolenze che accompagnarono l’affermarsi e il consolidarsi della signoria carrarese. 
 
Appartengono al  linguaggio storiografico del periodo carrarese la  collezione di opere nota col nome di  
Gesta Magnifica Domus Carrariensis, a cura di R. Cessi, RIS, XVII/V, vol. II e III, Bologna 1965. Vi sono inserite testi  che alternano intento apologetico e propositi di ricostruzione fedele. Sono redatti in latino ed in volgare e tra essi vale la pena citare la Storia della guerra per i confini di Nicoletto d’Alessio che è dedicata alla guerra combattuta e persa dai padovani contro i veneziani nel biennio 1372-1373. 
 
Ancora nel Trecento ma proveniente dall’ambiente commerciale dei mercanti: 
Gatari G. e B., Cronaca carrarese, ed. A. Medin - G. Tolomei, R.I.S., XVII, 1, Città di Castello 1909. Essa fu iniziata nel 1372 dallo speziale Galeazzo Gatari, che condusse il racconto probabilmente fino al 1389; il figlio Bartolomeo, a sua volta speziale, completò il racconto per gli anni  1318-1371 e 1390-1407. L’opera è nota come Cronaca carrarese e con questo titolo è stata edita da Antonio Medin e Guido Tolomei nel 1909. Bolognesi di origine ma assimilati in città il Galeazzo fu  tesoriere e ambasciatore dei Carraresi. Con essi si chiude il ciclo carrarese.