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Che le testimonianze iconografiche siano preziosi elementi per ricostruire la storia dei luoghi abbiamo un esempio significativo in: 
Pallaro A., Riuso del Monte Castello dalla metà del ‘700 ad oggi, in Pallaro A. (a cura di), Dal castello di Montagnon alla torre di Berta. Storia e leggenda di un manufatto difensivo dei Colli Euganei, Montegrotto Terme 1999, p. 61-105. Qui l’autrice dimostra come dall’attento esame della mappa inclusa nel trattato del prof. Domenico Vandelli, pubblicato nel 1761 nell’ambito di un’operazione di rilancio del termalismo euganeo, si può ricavare come siano ancora presenti vestigia della struttura fortificata medievale del Monte Castello, il cui riuso è confermato qualche decennio più tardi dal Sommarione napoleonico che la censisce come casa d’affitto
E che talvolta i documenti cartacei siano in grado di rimandarci impressioni visive ne è testimone uno dei migliori storici e più intelligenti esperti del medioevo locale, Sante Bortolami usa proprio la parola “istantanea” — mutuandola dal vocabolario proprio della fotografia — per indicare quelle impressioni visive sulla realtà fisica dello spazio — nel caso specifico egli parla del castello di Montagnon — che si possono ricostruire dall’esame di un classico atto d’investitura risalente al 1287. Scavando i termini egli descrive la fossa che circonda il castello, che domina dall’alto le dimore rustiche (sedimen cum domo cuppata et una palleata) il sentiero che vi conduce (troçus per quem itur ad castrum) e il paesaggio che emerge dal campionario toponimico che lo descrive cogliendone e conservandone i segni  pregnanti che le parole conservano nel proprio guscio.  
[Bortolami S., Il Castello di Montagnon e i suoi Signori nel medioevo, in Pallaro A. (a cura di), Dal castello di Montagnon alla torre di Berta. Storia e leggenda di un manufatto difensivo dei Colli Euganei, Montegrotto Terme 1999, p. 40-41].