HomeIndice generale ll Petrarca e i Colli Euganei  > Il mito del Petrarca
 
Rappresentazioni letterarie  
Sarà il Romanticismo a rinnovare il mito di Arquà e indubbiamente uno dei momenti principali della predilezione per la residenza petrarchesca sarà l’Ortis foscoliano. Sulle famose pagine del Foscolo dedicate agli Euganei, tratte da Le Ultime lettere di Jacopo Ortis, si rinvia alla scheda relativa alla rappresentazione letteraria dei Colli. Tra la ricca letteratura dedicata ai Colli Euganei, annotiamo qui i diretti riferimenti ad Arquà. 
Lord Byron visitò Arquà nell’aprile del 1817 (come si evince dalle sue notazioni contenute in Letters and journals, London 1981, 5, 1816-1817, p. 217) e che ispirarono il canto IV de Il pellegrinaggio del giovane Aroldo, Firenze 1874, p. 372-375. Il brano è anche riportato in: 
Byron G., Arquà Petrarca , da Childe Harold, “Padova” 6 (1932), n. 2, p. 17. 
Di poco precedenti a queste, una testimonianza della devozione al poeta abbiamo in: 
Bettinelli S., Opere edite e inedite in prosa e in versi, VI, Venezia 1799, p. 40-180, che contiene alcuni brani in forma di Dialogo composti in occasione della piantagione di un alloro solennemente in Arquà dal sig. Cav. Zulian ristoratore della Casa del Petrarca con l’intervento di molti letterati, tra i quali l’abate Sibilliato, professore d’eloquenza, che avrebbero ornata la festa coi loro componimenti. Per l’occasione il Bettinelli compose questi Dialoghi tra Amore e il Petrarca. Da segnalare che il Girolamo Zulian — che ebbe la casa in affitto dalla famiglia Dottori — si pose quale custode della memoria del poeta e introdusse l’uso dei registri delle firme per i visitatori a partire dal 1787. 
 
Il Tommaseo, prendendo spunto dai meriti del Conte Carlo Leoni che si era preoccupato del restauro della tomba del poeta ad Arquà, procede ad una testimonianza visiva del paesaggio euganeo che per la spontaneità assomiglia ad una pittura en plein air: 
Tommaseo N., I meriti del Conte Carlo Leoni, in Bellezza e Civiltà, o delle Arti del Bello sensibile, Firenze 1857. 
 
Una gustosa rappresentazione di Arquà - che osserva il costume dei contadini, descrive il pranzo a base di vino e pollo, racconta del sonnellino pomeridiano del Parroco - abbiamo nel racconto di taglio realista del romanziere americano Howells (1837-1920) che fu console a Venezia dal 1860 al 1865: 
Howells W. D., Pellegrinaggio alla casa del Petrarca in Arquà, riportato in “Padova”, 3 (1957), n. 4/5, p. 3-13, con nota introduttiva e versione dall’originale di G. Vaccari. 
 
Ancora ispirato al Petrarca, e molto più vicino a noi, un passo di Domenico Starnone, Il braccio del Petrarca, tratto da 
Starnone D., Segni d’oro, Milano 1996 (Universale Economica Feltrinelli) e riportato in Brugnolo S. — Gobbi P. — Pettenella A., Di pensier in pensier, di monte in monte. Testi letterari dedicati ai Colli Euganei da sfogliare in quattro passeggiate, Sommacampagna (VR) 2001, p. 122-126, dove si rivisita in chiave ironica e disincantata la tradizione letteraria euganea. 
 
Ispirato al Petrarca è anche il lavoro letterario di uno studioso ed esegeta delle opere del poeta: 
Santagata M., Il copista, Palermo 2000, dove si immagina lo svolgersi di una giornata padovana del Petrarca (si riferisce al 13 ottobre 1368) che si snoda come bilancio della vita e dell’opera. Il racconto è recensito in: 
Daniele A., Una giornata del Petrarca a Padova, “Padova e il suo territorio”, 16 (2001), n. 90, p. 38-40.