Sulla predilezione del Petrarca per l'agricoltura e la sua esperienza come viticoltore si veda: 
Cittadella G., Petrarca a Padova e ad Arquà, in Padova e Francesco Petrarca nel Quinto Centenario della sua morte, Padova 1874. 
Il cantore di Laura e dei paesaggi aprichi bagnati di "chiare fresche e dolci acque", si ritirò negli ultimi anni della sua vita, come è noto, ad Arquà Petrarca nella quiete solitudine di una casetta, che è ancora ai nostri giorni ben conservata, "cinta da un oliveto e da una vigna". In una sua lettera del 1373, come riporta Cittadella, egli scriveva: “Qui fra i Colli Enganei... mi fabbricai una piccola ma graziosa casina, cinta da un oliveto e da una vigna, che producono quanto basta ad una non numerosa e modesta famiglia". Il vino che si otteneva da questo vigneto era dal Poeta considerato "antidoto alla lussuria e conforto alla temperanza". Il Petrarca, come riporta Dalmasso, era dapprima astemio di vino e fu consigliato dal Dondi, suo amico e illustre medico, che venne appositamente ad Arquà, "di cer-car di migliorare l'ormai precaria sua salute e di giovarsi anche di un po' di vino". "Ma ciò che più ci rallegra" - continua Dalmasso - "è di avere prove sicure dell'amore del Petrarca per l'agricoltura in genere e per la viticoltura in ispecie". Tali documentazioni sono già state segnalate da P. De Nolhac e raccolte nel saggio Petrarque jardinier che fu poi inserito nel secondo volume della sua opera classica Petrarque et l’humanisme, Paris 1907, Excursus II, Petrarque jardinier, p. 259-268, 2° vol. Sullo stesso argomento si veda anche: 
Marconi F., Il Petrarca nella storia dell'agricoltura, Memoria letta alla R. Accademia dei Georgofili nell’adunanza del dì 7 Maggio 1893, Firenze 1893. 
Sul legame e la permanenza del Petrarca nei Colli Euganei si veda il capitolo: "Petrarca e i Colli".